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La fuga storpia della notte

La raccolta di Luca Campana, “Pietra pelle”, entra nel carcere e ne cava a forza, con una precisione sobria e assieme piena di quella che Pagliarani avrebbe chiamato “pietà oggettiva”, l’esclusione, l’amore e la violenza.

Qua sotto due delle dodici poesie di questo esordio già maturo.

***

Era il latrare lontano
di cane ad allargare all’infinito
l’oscurità della campagna
aperta sopra i casolari
su capannoni industriali
e depositi di rame.

Lo spazio crivellato dallo sparo
si è irrigidito all’improvviso
contratto nel bagliore intermittente
di una torcia, di un’altra, poi la notte
ha corso la sua fuga storpia
senza scampo
fino alla luce di cemento, rabbiosa
di denti bianchi
perimetrali.

***

Soglia che segni, nomini, separi,
sorvegli i loro nomi. Li fai veri.

Soglia murata, bianca, senza grata,
ultima sentinella,
innominata.