Pubblicato il

Gatto per Svetlana Aleksievic

(Omaggio di Nervi al premio Nobel 2015 Svetlana Aleksievic, alla quale sono ispirate tre poesie da “Strada lavoro” di Sebastiano Gatto. Qua sotto la prima lirica della serie)

CCCP I

Svetlana Aleksievic

Bussa, Svetlana Aleksievic,
dolcemente alla casa dei rimasti:
preghiere per Cernobyl’,
morti di perse liturgie.
Delle lingue possibili,
l’unica porge
che sappia bendare a dovere
corpi non benedetti.

Fuori dal finestrino
ogni cosa pare al suo posto:
dritti i campi, dritte le case,
dritta la faccia riflessa sul vetro.
Non distrarti dalla voce del salvato,
ascoltane fino alla fine
la storia;
vedi se ha fine.

20150617_165655_resized

Pubblicato il

La poesia non può star male

Non puoi star male

 
I
Non puoi star male,
hai un figlio.

II
Le ore compongono un tempo complesso,
un rito in cui basta una febbre
o un piccolo intervento in sedazione
perché tutto coincida con se stesso:
paura con paura,
amore con amore.
E se questo è un mistero
è tale per troppa evidenza,
com’è chiaro, a guardarlo giocare
da solo,
che in principio non era il verbo,
ma un corpo uguale al suo
che tutto dice senza
bisogno di spiegare.
Far buchi nella lingua per trovare
le parole, mostrargli che la tua
non è che stanchezza; provarci
con un bacio, una carezza,
con il libro che sapete a memoria
certi che identico
sarà il lieto fine, identica
la vostra storia.

 

da “Strada lavoro” di Sebastiano Gatto.

20150617_165713_resized

Pubblicato il

Il fiume d’estate delle gole

Sono animali a sangue freddo le lucertole
così vengono al mondo e uguali se ne vanno.
Sotto la pelle a macchie pazze di colore
l’espressione straniata delle facce
e le code che ricrescono in un niente
c’è un sangue strano di ghiaccioli
e fresche bibite, il fiume d’estate delle gole,
come le pozze di pioggia negli scoli
come i vetri delle macchine
l’acqua di notte sopra il comodino
il ferro di panchine del giardino.
Freddo sangue, come le fredde cose
degli istanti in cui soli si è
e si sarà soli sempre.
Natura fece fredde le lucertole,
ma poi le incontri sempre al sole
immobili ostinate nel cercare
il primo caldo tentando di scaldarsi.

da “Un bestiario” di Mariagiorgia Ulbar.

20150616_233205_resized